La spiaggia, ad un occhio poco attento appare solo come una distesa di sabbia, in realtà è un complesso ecosistema, in cui vive una vegetazione in condizioni estreme in grado di sopportare la salinità elevata e l’azione erosiva del vento e della sabbia. Questa vegetazione, chiamata Psammofila (dal greco "psammos" -sabbia- e "filos" -amico-) non si limita al consolidamento della duna e alla protezione degli ambienti retrostanti, offre anche un habitat ottimale per alcuni organismi. A questo tipo di vegetazione appartiene il giglio di mare (nome scientifico Pancratium maritimum). Il giglio di mare è una delle piante più belle dei litorali sabbiosi che d'estate si fa riconoscere per i suoi vistosi fiori bianchi e per l'intenso profumo che emana tutte le sere all'imbrunire.  In Italia è una specie rara, divenuta tale, a causa della rarefazione continua del suo habitat.

La duna vive solo grazie alla vegetazione presente lungo il litorale. Purtroppo il calpestio, frequente soprattutto nei mesi estivi, innesca fenomeni erosivi, perché distrugge l'apparato radicale delle piante, che non riescono più a trattenere efficacemente la sabbia, in più, l'attraversamento disordinato contribuisce alla diffusione di specie vegetali estranee.

In assenza di disturbo, la duna si consolida sempre più, frena il vento che proviene dal mare e fa accumulare la sabbia. Con il tempo questo processo permette alla spiaggia di avanzare verso il mare e di formare nuove dune che verranno a loro volta colonizzate dalle piante.

Piante e sabbia sono quindi tra loro complementari: se viene eliminata la sabbia la pianta muore e se le piante vengono rimosse la sabbia viene trasportata in altri luoghi.

giglio di mare