OASIDUNALE in bianco e nero
C’è un luogo dove il mare lambisce la sabbia… e le orme vengono cancellate dal vento e dall’acqua…
Più su dove la sabbia rovente non ha clemenza sotto i piedi scalzi… è un deserto brullo… piano piano un profumo intenso invade i sensi ma l’occhio ancora non percepisce le immagini…
Un cordone sabbioso si rivela dolcemente e una delicata vegetazione appare… È una duna (riserva di sabbia per la spiaggia) e un mare di piante alofile la tengono inchiodata al suolo e combattono contro il vento.
L’uomo non ha motivo di esserci… “loro” fanno tutto da sole.
Se poi i piedi hanno retto alle vivide punture delle piante spinose e non siamo rimasti incantati dinanzi a tale quadretto naturale, aprendoci un varco fra la macchia mediterranea formata da lentisco, phillirea, mirto, l’odore cambia e una lieve frescura sembra chiamarci in un ambiente cupo e oscuro schiarito solo da lampi di luce che penetra dall’alto. C’è la sensazione di sabbia fredda fra le dita dei piedi, gli occhi fanno fatica ad abituarsi… e l’odore penetrante sembra riempire ogni nostro poro.
È come fare la gimcana fra fusti di pino domestico e lecci.
Nella natura nulla accade per caso nessuna forma, nessun colore, nessun odore è casualità. È una legge che noi uomini abbiamo dimenticato, abbiamo voluto dimenticare illudendoci di poter avere il controllo di ogni cosa.